Commissione Tributaria Provinciale di Roma: superficialità, ignavia o cos'altro?
Dopo l’episodio di marzo in cui il palazzo di Via dei Normanni è stato chiuso per sanificazione stante la presenza di un giudice positivo che, essendo asintomatico, è tranquillamente entrato nel plesso, ha transitato nelle stanze dei segretari di sezione poste al primo piano, costringendo una decina di colleghi a stare in quarantena essendo stati esposti al rischio di contagio dal virus Sars-Covid 19. Di nuovo, alla ripresa delle udienze, i lavoratori devono subire lo stesso trattamento e correre lo stesso rischio.
Infatti, notizia di oggi, venerdì scorso un giudice, risultato poi positivo al tampone, ha tenuto udienza e si è recato al piano dei segretari di sezione.
Le direttive adottate finora dal datore di lavoro, d’altro canto, scritte sempre sulla base dell’emergenza e non tenendo mai conto delle osservazioni delle RSU, degli Rls e di questa Organizzazione sindacale, non si premurano minimamente di affrontare scenari realistici, già realizzatisi anche nel recente passato, limitandosi ad intervenire, in modo parziale, insufficiente solo ex post. A nulla sono valse le raccomandazioni avanzate di tutelare i lavoratori delle Commissioni Tributarie di Roma dal rischio di contagio i cui portatori sono prioritariamente coloro che, stanti le funzioni svolte, frequentano vari tribunali ed uffici. Anche a giugno sono stati rilevati casi di giudici contagiati che hanno comportato la chiusura dei tribunali in cui prestano servizio.
Pervicacemente, di contro, nessun regolamento viene previsto per evitare, il più possibile che essi entrino in contatto diretto con i lavoratori e nessuna misura, oltre i Dpi, viene adottata affinchè vi sia una separazione netta tra gli ambienti frequentati dai giudici e quelli angusti in cui i colleghi sono costretti a permanere per garantire la continuità del servizio.
Perfino l’installazione di barriere protettive nei cunicoli i cui sono sistemati i segretari di sezione è stata negata.
Oggi ad es. non risulta neppure chiusa la stanza del primo piano in cui il giudice si e recato al fine di evitare che qualcuno vi possa entrare, né le stanze a vetri antistanti le segreterie sono state ancora interdette all’utilizzo promiscuo ante covid, nonostante le rassicurazioni del coordinatore per la sicurezza dello stabile.
Surreale poi appare la decisione del Direttore generale del Dipartimento delle Finanze di sottoporre al tampone il suo staff e pochi altri escludendo proprio coloro che sono ogni giorno a contatto con il pubblico e con il personale giudicante. Vergognoso è dover assicurare le udienze ed essere costretti a rimandare il test sierologico disposto dal Mef per tutti i suoi dipendenti.
Sempre considerati figli di un dio minore, i lavoratori delle Commissioni tributarie di Roma però non sono disposti a fare da cavie in mano a ricercatori privi di scrupoli e competenze.
Il Palazzo di Via dei Normanni va chiuso ora, subito, per sanificazione e i colleghi vanno tutelati.
E’ evidente che siamo pronti a denunciare l’Amministrazione qualora ciò non venga fatto e domani ci siano lavoratori in questo stabile.
Una ulteriore vergogna è costituita dagli assembramenti che ogni giorno si realizzano fuori dall’ingresso di Via Labicana laddove sono costretti a stazionare, in un spazio piuttosto angusto che certo non garantisce il distanziamento interpersonale, centinaia di persone che attendono di andare in udienza e di accedere ai servizi del Front Office.
Possibile che non si potesse evitare tutto ciò? E’ possibile che si sia permesso di tenere udienze come se nulla fosse addirittura consentendo l’aumento del numero dei fascicoli fissati? Come si può lasciare che i collegi giudicanti operino in totale autonomia non tenendo conto delle criticità riconducibili alla insufficiente aerazione delle aule d’udienza pure riconosciuta nelle loro note ufficiali? Come può il Mef, in spregio delle norme di prevenzione e sicurezza sul lavoro anche in tempi di pandemia, consentire che vengano tenute le udienze in tali condizioni? Che ruolo ha deciso di svolgere il Mef per tutelare i lavoratori?
Evidentemente nessun ruolo, risolvendosi ad agire una mera funzione servente (di nome e di fatto), mettendo a rischio l’incolumità fisica dei lavoratori che, certamente, in caso di contagio non potranno permettersi reparti non covid a pagamento con personale specializzato pronto a curarli nel modo migliore.