Sit-in USB al Teatro dell’Opera di Roma per l’inaugurazione della stagione il 10 dicembre
L'Unione Sindacale di Base Coordinamento Nazionale Cultura ha indetto un sit-in martedì 10 dicembre 2019, davanti l'ingresso del Teatro dell'Opera di Roma, in piazza Beniamino Gigli dalle ore 14, nel giorno dell'inaugurazione della stagione 2019-2020.
I lavoratori delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche, dei Teatri Lirici di tradizione, dei musei, dei luoghi d'arte, dei beni culturali, degli archivi, biblioteche, delle varie fondazioni culturali hanno deciso questa iniziativa per affermare che “non c'è cultura senza lavoro, dignità, diritti!”
Il settore della cultura, quasi interamente stravolto in senso privatistico, vive una gravissima involuzione e pur rappresentando un importante settore anche dal punto di vista economico, consegna ai lavoratori l'amara verità del precariato diffuso, del lavoro povero, non tutelando minimamente le professionalità che vi operano.
Proprio per la sua peculiarità in negativo, USB stigmatizza la gestione di Carlo Fuortes del Teatro dell'Opera e invita la sindaca Virginia Raggi a prendere le opportune misure contro una conduzione che finora ha visto instaurato un costante clima di intimidazione contro i lavoratori, fino al licenziamento; insufficienti misure di sicurezza; il tentativo, nel 2014, di licenziamento collettivo per 180 lavoratori dei reparti artistici; la mancata restituzione economica pregressa ai lavoratori; una gestione controversa delle produzioni con ricorso agli appalti e concessioni.
In generale, il presidio vuole rivendicare: l'applicazione reale degli artt. 1/2/3/4/9 della Costituzione per la tutela del lavoro, del patrimonio e del paesaggio, oggi oggetto di forte sfruttamento; la dignità lavorativa e l'abolizione del precariato e del suo principale strumento, ovvero il sistema degli appalti e delle concessioni; il rifiuto dell'uso del volontariato gratuito invece del lavoro; il ritorno a una gestione pubblica del patrimonio storico-artistico; l’abolizione delle leggi Ronchey 4/1993, Veltroni 367/96, Franceschini 160/2016; l'abolizione del dlgs 146/15 (decreto Colosseo) che pregiudica il diritto di sciopero nei beni culturali; il superamento di tutte le politiche di austerity e di spending review che precludono un reale intervento dello Stato nei settori strategici; un CCNL unico per tutti i lavoratori del settore, che riconosca il giusto valore per tutte le mansioni ed eviti il dumping salariale; la necessità per i teatri di ritornare ad essere enti pubblici non economici; il ripristino dei corpi di ballo in tutte le fondazioni liriche; l'adeguamento di tutte le piante organiche al reale fabbisogno e il superamento, per tale via, del precariato storico; il rispetto dei riconoscimenti economici pregressi; la contrarietà verso l'utilizzo dei luoghi d'arte pubblici per eventi privati “camuffati” da impegni istituzionali.
L'USB, che ha costruito una piattaforma rivendicativa per questo settore, ritiene sia necessario rilanciare le lotte e le mobilitazioni, per dare un senso unitario alle pesanti condizioni in cui si trovano i lavoratori della cultura e, su tali basi, dare la prospettiva di un'inversione di rotta che muova dal recupero della dignità lavorativa, dei salari, della stabilità occupazionale e quindi dei diritti. Consapevole che solo partendo da qui potrà esservi il recupero di quella funzione “alta” e qualitativa della cultura, che la nostra “martoriata” Costituzione affida allo Stato come dovere nei confronti dei cittadini.
Roma, 5.12.2019
Unione Sindacale di Base - Coordinamento Nazionale Cultura