Roma, Raggi convocata dalla Corte dei Conti per le partecipate. USB: tornare a una gestione interamente pubblica di Atac e Ama
La notizia che la Corte dei Conti chiamerà Virginia Raggi a far luce sugli sperperi nelle aziende partecipate di Roma Capitale, non è una sorpresa per chi, come USB, da anni denuncia la gestione tutt'altro che oculata e trasparente di alcune aziende pubbliche.
Solo in Atac, dal 2015 a oggi si sono susseguiti ben 5 Amministratori Unici. E a ogni cambio tutti gli uscenti si sono portati via laute liquidazioni. A nessuno è importato andare a verificare come avessero amministrato l'azienda, il servizio e i lavoratori. Mentre a turno, gli stessi dirigenti si sono spesso accodati a organi di stampa che accollavano il pessimo servizio ai lavoratori, come se fossero loro il cancro in seno ai continui disservizi del trasporto pubblico di Roma.
Come nell'ultimo caso dell'amministratore unico Giovanni Mottura che tra i primi atti ha pensato di denigrare i dipendenti, minacciando finanche di ridurgli la paga in caso di problemi di salute. Questo è il biglietto da visita dell'ennesimo dirigente che si fa grande con i deboli e che poco dice rispetto a quello che intende fare per ridurre gli sprechi in un'azienda depredata per decenni dalla dirigenza, non certo dai lavoratori. Gli stessi che continuano a lavorare in piena pandemia senza neppure la sicurezza della salubrità dei mezzi, come hanno confermato le analisi condotte dai Nas.
Stessa sorte è toccata alla municipalizzata Ama, dove dal 2016 si sono susseguiti ben 7 amministratori delegati che non sono stati capaci neppure di rimettere in ordine i bilanci gonfiati ereditati dall'era Alemanno e che è ancora nel mirino delle indagini per presunte truffe per i servizi cimiteriali. Un'azienda che non ha investito nella gestione virtuosa dei rifiuti, nei mezzi e nel personale ma che, come per Atac, ha garantito premi e aumenti ai dirigenti aziendali.
Il problema non sono quindi i lavoratori né tanto meno le aziende a partecipazione pubblica, ma l'averle trasformate in aziende private gestite da manager che fanno del profitto e degli interessi personali l'unico obiettivo, a danno della collettività e dei lavoratori.
Per questo USB continua a sostenere con forza che occorre tornare a una gestione interamente pubblica dei servizi, l'unica valida alternativa al depauperamento dei servizi e allo sfruttamento della forza lavoro.
Fabiola Bravi
USB Lavoro Privato