Roma, lo shopping a tutti i costi

Roma -

La sindaca Raggi anticipa a mezzo stampa che è pronta a fare una ordinanza per estendere l’orario di apertura dei negozi fino alle 22 e, perché no, immaginare anche una apertura per le feste di Natale di 24 ore.

Tutto questo, a detta della sindaca, avrebbe il significato di evitare assembramenti e aumentare le vendite a favore dei commercianti.

E nella fase di crisi profonda che stiamo attraversando assistiamo a dichiarazioni di tutti i tipi, contraddittorie, e che in controtendenza con quanto stanno affermando i virologi e gli esperti che invitano alla prudenza e al mantenimento di comportamenti di distanziamento e poca circolazione, invitano alla circolazione e agli assembramenti.

Questo è quello che è già successo nei giorni scorsi con immagini chiare di assembramenti fuori e dentro i negozi.

Allungare gli orari di apertura aumenta la circolazione delle persone, allunga i tempi degli assembramenti fuori e dentro i negozi e i centri commerciali e facilita la diffusione del virus.

Più volte è risuonato il grido di lavoratrici e lavoratori del commercio sugli affollamenti dentro i negozi, senza alcun controllo da parte delle aziende, con clienti con l mascherina portata sotto il mento e che aggrediscono i lavoratori se gli chiedono di indossarla correttamente.

Allora, sindaca Raggi, nel fare la tua ordinanza devi pensare anche a tutelare le lavoratrici e i lavoratori di questo settore: non sono manichini, ma donne e uomini con famiglie e affetti da tutelare, diritti da rispettare e feste da trascorrere in famiglia come tutti.

Il Comune di Roma e la Regione Lazio hanno un ruolo importante per la verifica del rispetto delle norme di sicurezza dei commercianti ma non ci sembra lo esercitino.

Quando una sindaca dichiara alla stampa che farà un ordinanza per incentivare i guadagni delle aziende commerciali e non dice nulla sulla tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, che sono anche suoi cittadini, ci fa pensare che non ha idea di cosa stiano vivendo le lavoratrici e i lavoratori impiegati in questo settore. Un settore attraversato da sfruttamento, contratti di stage non retribuiti, contratti di apprendistato non rispettati, part-time obbligatori con salari minimi e massimo della flessibilità oraria che rende impossibile conciliare i tempi di vita con il lavoro. Un settore con prevalenza di impiego femminile, non a caso, dove però le donne diventano scomode quando diventano madri e si permettono di usufruire dei loro diritti. Un settore che proprio per le caratteristiche descritte vede la perdita costante di occupazione femminile per impossibilità a proseguire il lavoro con le condizioni capestro imposte, o perché le aziende per disfarsene le trasferiscono nel punto più lontano possibile per indurle a dimettersi.

Sindaca Raggi, ascolta il grido di rabbia dei lavoratori del Commercio

No all'estensione degli orari dei negozi.

Lo shopping non è un bene essenziale, prima la tutela della salute.

Usb Commercio