Roma. Le mani sulla città: fermiamo gli speculatori, Venerdì 20 ottobre iniziativa a Piazza dei Mirti, ore 17:00
All’indomani della manifestazione sotto la Regione Lazio, promossa dai comitati di cittadini contrari alla realizzazione dell’inceneritore a Santa Palomba, il coordinamento di associazioni e comitati che si sono riuniti aderendo all’appello lanciato nello scorso giugno dai lavoratori delle aziende partecipate del Comune di Roma, e supportato dai delegati Acea, Ama e Atac dell’Unione Sindacale di Base, hanno deciso di tornare in piazza per informare la cittadinanza dei quartieri periferici, di tutto ciò che stanno realizzando la Regione Lazio e il Comune di Roma Capitale.
Una politica serva degli interessi di potentati economici e palazzinari, impegnata in modo uniforme in una politica di distruzione dei servizi pubblici in favore di cementificazioni del territorio e di investimenti utili solo alle consorterie private interessate alla spartizione dei profitti.
Come è stato ad esempio con la privatizzazione del 49% di Acea o di oltre il 20% del trasporto pubblico locale, ma anche attraverso lo spacchettamento e la messa in liquidazione di molteplici società in house come nel caso di Roma Metropolitane.
Chissà se i politici di turno si ricordano della volontà popolare che nel 2011 si espresse per la gestione pubblica dell’acqua svincolata dalle logiche di mercato e del profitto, e in generale per il mantenimento di tutti i servizi pubblici e contro ogni forma di privatizzazione? Tanto a pagare i disservizi ci pensano i cittadini e a farne le spese sono le lavoratrici e i lavoratori delle aziende partecipate, compresi quelli delle aziende in appalto, che in mano alla malagestione politica hanno perso salario, salute e dignità.
Il sindaco Gualtieri, con un vergognoso voltafaccia, dopo essersi dichiarato contrario in campagna elettorale, punta alla realizzazione di un inceneritore a Santa Palomba e lo affida ad Acea, la multiutility nostrana, di cui sono soci di rilievo il noto palazzinaro Caltagirone e la multinazionale dei rifiuti Suez.
L’Acea sta tentando la scalata per aggiudicarsi l’impiantistica nella gestione dei rifiuti di Roma e provincia, acquisendo progressivamente quote rilevanti di società specializzate nel trattamento e recupero dei rifiuti urbani e speciali non pericolosi. L’obiettivo, non troppo nascosto, è quello di diventare l’unico operatore in campo della regione Lazio per la gestione della parte più remunerativa del ciclo dei rifiuti, probabilmente in cooperazione con altri colossi quali Hera e A2A. Ma il fallimento della politica lo pagano anche le lavoratrici e i lavoratori, dati in pasto quotidianamente alla stampa mainstream etichettati come privilegiati fannulloni, malgrado tutti i giorni mandino avanti il servizio con salari erosi dall’inflazione galoppante e spesso rimettendoci anche la salute.
Lo stesso utilizzo del territorio della nostra città è un importante vettore di interessi economici che, attraverso i programmi urbanistici approvati con i piani regolatori di Veltroni e Alemanno, stanno producendo ulteriori colate di cemento in una città che pur avendo migliaia di appartamenti sfitti vive la grave crisi abitativa determinata dalla rendita speculativa e parassitaria in mano ai grandi costruttori.
E così spesso ricadono sulla collettività i costi di mancate opere di urbanizzazione che i costruttori avrebbero dovuto realizzare, come ad esempio è accaduto con i Piani di Zona, oppure programmi urbanistici o compensazioni che oltre a consumare ulteriore suolo, rappresentano la sottomissione della pubblica amministrazione al potere economico. Ultimo in ordine di tempo è il grande progetto da realizzarsi a Pietralata, quartiere popolare di Roma, in attesa ormai da decenni di opere di miglioramento, ed invece con grande velocità consegnato dalla Giunta Gualtieri ai grandi interessi privati di costruttori e multinazionali straniere pronte a deturpare ed espropriare aree destinate a verde pubblico con un nuovo modello di lottizzazione 2.0, per la ricerca di un consenso elettorale da raggiungere ingraziandosi le attenzioni delle masse, promettendo opere a vantaggio esclusivo di investitori d’Oltreoceano. Ancora una volta sull’altare del Dio profitto, si sacrificano aree verdi e vivibilità locale, appositamente lasciata nell’abbandono per evidenziarne il degrado.
Nascondere la polvere sotto al cemento è l’unica cura che questa classe politica è in grado di perseguire, poiché da un prato non nascono profitti, ma solo salute e spazi aggregativi, aria respirabile e biodiversità, valori buoni per qualche dichiarazione in campagna elettorale. Storia tristemente simile stiamo vivendo al Parco delle Energie, area eccezionale di biodiversità nel centro urbano, minacciato ancora una volta da interessi speculativi, e abbandonato dalle istituzioni locali, proprio nel momento della sua tutela finale.
Non rimangono estranee alla logica del profitto le politiche della mobilità metropolitana con l’affidamento di centinaia di km di servizio pubblico appaltate ai privati, con grande danno per lavoratori e cittadini, o con la progettazione della grande opera autostradale a pedaggio Roma – Latina a discapito di una più sostenibile e sicura politica di rafforzamento della mobilità su ferro., o con la delibera, già fortemente contestata dell’ampliamento della zona a traffico limitato, ennesimo regalo concesso alle industrie automobilistiche, senza alcun rispetto della attuale crisi che attanaglia le popolazioni delle periferie romane.
Ormai il disegno è chiaro… dai rifiuti, alle risorse energetiche e idriche, dai trasporti alla sanità, al suolo e all’ambiente, l’indirizzo della Giunta Gualtieri è interamente volto a favorire la speculazione dei privati, a scapito di cittadini e lavoratori contro cui questo modello privatistico si abbatte tutti i giorni.
Anche per le giovani generazioni, si aggiunge una generale crisi di prospettive data da un sistema formativo che non dà un'emancipazione, che non sottrae gli studenti delle fasce popolari, dalla realtà di affitti troppo alti, dal costo della vita in aumento e dal lavoro sempre più precario e povero.
Le proteste delle tende hanno fatto emergere l’enorme problema del costo degli studi e della necessità di implementare gli strumenti di welfare e diritto allo studio, come gli studentati pubblici e più in generale di un reddito universitario per gli studenti delle fasce popolari, ma soprattutto la necessità di fermare la liberalizzazione del mercato degli affitti che il centrosinistra ha avviato con l'abolizione dell'equo canone con la legge 431 del 98.
POSSIAMO ANCORA FERMARE QUESTA DERIVA? SÌ, POSSIAMO E DOBBIAMO!
Venerdi 20 ottobre, Piazza dei Mirti, Centocelle, dalle 17.