Giovedì 25 novembre la città va in Campidoglio: assemblea pubblica alle 16 sotto il Marco Aurelio

Roma -

Se è vero che la ripartenza passa dai grandi Comuni, come afferma il sindaco di Torino Lo Russo, riteniamo che Gualtieri dovrebbe dimostrare attenzione e sensibilità verso la città di Roma e i suoi giganteschi problemi sociali.

Il problema è capire quali siano le priorità in agenda del neo-eletto sul gradino più alto di palazzo Senatorio, e quali ricadute concrete arriveranno sul territorio e verso chi saranno orientate le risorse disponibili.

Abbiamo letto con interesse come intende usare i 140 milioni del PNRR in arrivo e ci aspettiamo la definizione di un intervento strutturale condiviso con la Regione Lazio per il superamento della cosiddetta emergenza abitativa. Nonostante quest’ultima affligga la città da decenni, non esiste infatti un piano per affrontarla, non figura nel programma della campagna elettorale della coalizione di centrosinistra che si è affermata nel mese scorso, né viene menzionata nei capitoli di intervento del PNRR e del nuovo documento di programmazione economico-finanziaria.

Passare dalla gestione dell’emergenza- compresi i protocolli d’intesa relativi agli sgomberi- ad una visione di città basata sul riuso e sulla rigenerazione dell’esistente, accogliente e non escludente, dal centro alla periferia, non sarà semplice.

Diviene impossibile se la città viene poi concepita come il parco giochi della rendita, in cui i proprietari mercanteggiano alloggi, mutui e canoni di locazione a proprio gusto e piacimento, i fondi immobiliari fanno razzia di edifici, e dove si stanno già addensando pesanti appetiti in vista del Giubileo 2025 e della candidatura a Expo 2030. Sembrano gli ingredienti di una nuova serie di Suburra, sono invece le grigie prospettive per una città in grande sofferenza da tempo (e ancor più dall’inizio della pandemia), in cui pare che l’unica priorità sia spartirsi la torta con tutti i partiti e i soliti noti.

Riteniamo invece che il programma dei prossimi giorni di governo capitolino prima di tutto debba passare dall’osservazione e dall’ascolto proprio della città che soffre. La parte cosiddetta fragile, che magari non ha neanche votato nelle ultime elezioni amministrative, perché troppo distante dalle urne come forma di riscatto e rappresentanza, delusa da una compagine come i 5 Stelle che avevano promesso tanto per non produrre granché, e che soprattutto non dimentica gli errori della governance veltroniana e rutelliana, complice nel disegnare una Roma a misura i costruttori e rendita fondiaria.

I diversi soggetti che intendono animare il percorso delle stanze del Campidoglio devono misurarsi con le richieste che intendiamo portare avanti con l’assemblea pubblica cittadina del 25 novembre sotto il Marco Aurelio. Alle ore 16 la città di sotto salirà le scale che portano sotto le finestre del sindaco e del consiglio comunale per far sentire forte e chiara la propria voce. Da qui intendiamo avviare un processo di mobilitazione sociale che impedisca da una parte la gestione muscolare degli sfratti e degli sgomberi minacciati verso spazi abitativi, culturali e della solidarietà, e dall’altra si proponga come interlocutore disponibile al confronto ma capace di esprimersi anche sul terreno del conflitto se necessario.

Anche perché nel frattempo, mentre nulla viene fatto per risolvere le condizioni materiali che favoriscono il diffondersi del contagio (dalle condizioni abitative precarie, ai mezzi pubblici e alle aule scolastiche stracolme, passando per la sanità pubblica e territoriale presa continuamente a picconate in favore del privato), si approfitta della pandemia per stringere le maglie delle restrizioni e del controllo sociale, cercando di limitare il legittimo diritto a scioperare e manifestare anche sotto i palazzi dove le decisioni che ci riguardano vengono prese.

Con la cura che ci ha contraddistinto nel preservare la salute delle nostre comunità (spesso peraltro ulteriormente ostracizzate dall’articolo 5 del Piano Casa Renzi-Lupi), non accetteremo che il contenimento venga spacciato per presidio sanitario e per approfondire il distanziamento sociale tra chi governa e le istanze di chi lotta.

Per tutte queste ragioni chiamiamo l’intera città a muoversi verso il Campidoglio!
 

Movimento per il diritto all'abitare
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