Covid nei nidi comunali di Ciampino, USB: non imprudenze delle lavoratrici, ma errori e omissioni aziendali
Alla luce di quanto è emerso sulla stampa martedì 15/09/2020 dopo l'accertamento di un caso di positività tra le lavoratrici dei nidi comunali Axel e Girasole di Ciampino, proviamo a fare un po' di chiarezza restituendo l’esatto quadro dei fatti.
Le fantasiose quanto gravi dichiarazioni de“Il Messaggero”, nascondono una verità che evidentemente fa paura a molti. Registriamo il vergognoso tentativo di addossare sulle lavoratrici dei due nidi comunali responsabilità - che invece sono di altri - alludendo ad improbabili condotte tenute al di fuori del posto di lavoro, a proprio rischio e pericolo.
Innanzitutto è bene chiarire che all’origine del contagio non c'è mai stato alcun pranzo collettivo e purtroppo neanche nulla da festeggiare per le 40 lavoratrici, da 4 mesi senza stipendio. Nessuna "tavola" galeotta attorno alla quale, come il dirigente insinua, le incorreggibili lavoratrici possano aver messo a rischio la propria salute. Né sono 15 le persone individuate come a rischio dal medico competente del distretto Asl dopo l'indagine di tracciamento e per questo sottoposte a controllo sanitario, bensì tutte e 40, di cui solo alcune nello specifico sono state ritenute a rischio maggiore e per questo poste in regime di quarantena. Guarda caso trattasi proprio delle partecipanti ad un lavoro di gruppo richiesto durante una delle giornate formative.
Posta questa prima doverosa precisazione, rileviamo numerose e grossolane altre "imprecisioni" anche nel comunicato stampa a firma della dirigenza pubblicato nel sito aziendale.. Le lavoratrici dei due plessi Axel e Girasole hanno preso servizio effettivo (con chiusura della cassa integrazione) con l'inizio dei corsi formativi il giorno 1 settembre e non il 7 come erroneamente viene indicato. Dunque per ben 2 settimane circa 40 lavoratrici hanno partecipato per 6 ore al giorno agli incontri formativi propedeutici, fra le altre cose, anche alla riapertura dei servizi all'utenza. Essendo "orfane di casa" sono state sballottolate dapprima nell'aula consiliare messa a disposizione dall'amministrazione comunale e per la seconda settimana, protrattasi per l'improvviso slittamento dell'apertura dei servizi asili nido, presso la sala interna del Casale dei Monaci (inutilizzata da almeno 9/10 mesi).
All'interno di questi spazi, contrariamente a quanto si dichiara nella nota stampa dell'Asp e riferito da Accolla al Messaggero, non vi è stata ombra alcuna di percorsi distinti entrata/uscita, segnaletica orizzontale e cartellonistica, ricambio di aria e organizzazione preventiva degli arredi, ossia i posti a sedere, come prescritto dalla normativa anti-Covid. Le lavoratrici hanno dovuto giornalmente distanziare le sedie seguendo criteri personali, accantonare quelle in eccesso e rimetterle al loro posto a ogni fine giornata, per assicurare il dovuto distanziamento. Al personale tutto, non è stato peraltro fornito alcun DPI da indossare: tutte le lavoratrici hanno utilizzato mascherine personali. Oltretutto , nonostante sia stato più volte richiesto, ancora non è stato consegnato a nessuna delle parti in causa, lavoratrici e organizzazioni sindacali, il relativo protocollo sanitario aziendale, documento di fondamentale importanza affinché siano condivise tutte le procedure organizzative e sanitarie messe in campo per la ripresa del lavoro nel pieno rispetto della normativa sanitaria per il contenimento della diffusione del virus nei luoghi di lavoro e nei servizi educativi rivolti all'infanzia.
Il Comitato Covid Aziendale, organo di vigilanza obbligatorio in questa fase emergenziale, non è stato affatto formalizzato in data 4 maggio bensì in data 8 settembre in sede di incontro sindacale, su sollecitazione delle RSA, rappresentanti delle lavoratrici: un ritardo che ha comportato il fatto di non garantirne la convocazione per la presa in carico delle criticità emerse già in questa prima fase di lavoro.
I test sierologici di cui si parla, nello specifico quelli di settembre messi a disposizione dal protocollo "scuole sicure" della Asl Rm6, sono stati effettuati su base volontaria da parte del personale dei nidi, e diverse lavoratrici sono ancora in attesa di riceverne gli esiti! La normativa inoltre prevede, preferibilmente per ciascuna struttura, l'identificazione e la nomina di un Referente Covid, che la dirigenza aziendale dovrebbe ben sapere non è in alcun modo assimilabile a nessun altro organismo, tantomeno, al Comitato di Sicurezza. Il Referente Covid, opportunamente formato, ha il compito di individuare e tempestivamente segnalare al medico di riferimento del distretto Asl di competenza, qualsiasi caso sospetto dovesse presentarsi, tra le lavoratrici e l'utenza in generale, con manifestazione di sintomi riconducibili a possibile contagio Covid: nel periodo dall’1 all'11 settembre, di fatto due lavoratrici hanno manifestato sintomi febbrili subito comunicati all'azienda; la seconda in ordine di tempo ha dovuto addirittura lasciare anticipatamente la sede e i lavori dandone comunicazione e spiegandone le motivazioni. Per tutte le altre lavoratrici presenti il corso è proseguito regolarmente nei giorni successivi.
Purtroppo soltanto nella giornata di domenica 13, a seguito dell'accertamento che una delle due lavoratrici sintomatiche risultatava positiva al tampone, il distretto Asl competente ha provveduto ad emanare ordine di chiusura/sospensione dei due asili nido, la cui prima apertura era prevista peraltro per lunedì 14, attivando il protocollo di tracciabilità e messa in quarantena di tutto il resto del personale.
In conclusione, sarebbe stato un sogno se davvero tutto fosse andato per il verso giusto. Ma non è andata esattamente così. Purtroppo quello che invece è stato oggettivamente rilevabile fino ad oggi è una grossa carenza organizzativa, fatta più volte presente dalle lavoratrici, che di questi tempi preoccupa al limite dell'esasperazione chi avrebbe solo tanta voglia di ricominciare a svolgere il proprio lavoro serenamente e in sicurezza, per la tutela di tutti.
USB Federazione provinciale di Roma