Che cosa ci dicono le occupazioni? A sostegno degli studenti romani
In una città che oggi conta circa quaranta occupazioni scolastiche, la risposta delle Istituzioni continua meccanicamente ad essere quella della repressione. Oltre a dare tutto il nostro sostegno politico, materiale e legale agli studenti in lotta, all'Albertelli, al Plauto e all'Argan come in tante altre scuole, ci sembra sia venuto il momento di capire che cosa sta succedendo nelle scuole italiane e nella popolazione scolastica che le frequenta.
Questo forte ciclo di occupazioni non ha nulla a che vedere con gli elementi "rituali" ai quali abbiamo assistito in tempi passati. Le mobilitazioni di oggi ci parlano di un mondo giovanile che si pone un problema di senso e di prospettive sullo stare a scuola e sulla propria collocazione nella società. Gli studenti hanno capito che nessuno verrà a salvarli da un destino di precarietà e sfruttamento, e si sono messi in moto. Chi pensa che questo malessere possa fermarsi a colpi di fermi e repressione non ha il polso di quel che sta accadendo in questo paese o, peggio, ha deciso di procedere come un rullo compressore.
È tempo che il mondo della scuola si interroghi sul proprio mandato sociale, che alzi la testa, che entri nel merito delle scelte sui fondi del PNRR che non sono la risposta strutturale e diffusa alle necessità e ai problemi delle scuole, degli edifici, degli organici, e dell'orientamento metodologico e didattico che si vuole imporre in maniera sempre più forte. Gli studenti hanno individuato gli interlocutori giusti, sul terreno delle scelte politiche e della gestione delle mobilitazioni.
USB scuola è veramente al fianco di queste lotte e disposta a portare il proprio contributo all'apertura di un tavolo permanente che entri nel merito degli obiettivi strategici del mondo dell'istruzione.