Atac e Roma TPL non garantiscono sanificazione vetture e DPI per il personale, ma Regione e Comune dormono
Nella giornata del 12 marzo 2020 la Regione Lazio ha emanato l'ordinanza n. Z00007 contenente "misure per la prevenzione e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19" finalizzate alla revisione della programmazione del servizio di trasporto pubblico locale.
Un'ordinanza che scaturisce dagli indirizzi governativi contenuti nel DPCM dell'11.02.2020 nel quale si invitano i presidenti delle regioni a ridurre e sopprimere i servizi di trasporto, sulla base delle effettive esigenze e al solo fine di assicurare i servizi minimi essenziali, ma che di fatto rimpalla l'adozione delle misure a comuni e aziende esercenti i servizi di trasporto. In tutto questo scaricabarile chi ci sta rimettendo realmente?
Basta osservare quello che sta accadendo al trasporto locale romano. Le aziende del Tpl, da Atac al Consorzio Roma Tpl non stanno garantendo la sanificazione giornaliera dei bus, esponendo gli utenti al contagio, oltre che a non dotare gli autisti neppure delle mascherine antivirus, necessarie per chi, come loro, staziona in metro e bus per diverse ore, a contatto continuo con assembramenti di persone. Per non parlare dei tassisti, per i quali la distanza di un metro di sicurezza è pressoché impossibile se costretti a caricare più persone nella stessa vettura, pena ritiro della licenza.
Anche la Commissione di Garanzia, a seguito delle nostre continue segnalazioni, è intervenuta rivolgendo un fermo invito alle amministrazioni locali, alle associazioni datoriali e alle aziende ad osservare scrupolosamente quanto previsto dai decreti governativi. Ma ciò non basta, occorre che il governo centrale e le amministrazioni locali ordinino la sospensione dei servizi laddove le aziende non applichino pedissequamente tutti i decreti e le ordinanze, garantendo così la piena salvaguardia di utenti e lavoratori. Qui c'è in gioco la salute pubblica.
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