Areti, un’azienda in ginocchio
“Caldo eccezionale”, “evento climatico avverso”, bomba d’acqua” ed espressioni simili fanno parte del nostro vocabolario da anni e non possono essere più usati come scuse per la serie incredibile di disservizi che puntualmente subisce la rete di distribuzione di Areti. La cosa grave è che si è fatto poco per adeguare la rete alla maggiore richiesta di energia elettrica di una città come Roma cresciuta a dismisura e tipica comunque dei mesi estivi/invernali, ovvero non si è dato luogo a nessuno di quegli interventi non procrastinabili, per cercare almeno di abbattere il numero dei guasti.
Dispiace vedere la nostra azienda in ginocchio, dispiace essere insultati per le strade, sui social, sui giornali e ovunque ci sia l’ennesimo disservizio. Dispiace soprattutto alla luce del fatto che da anni USB affronta e discute questi temi sollecitando l’azienda ad intervenire in maniera massiccia, da anni USB mette nero su bianco tutte le criticità che segnalano i dipendenti sul campo. Segnalazioni che puntualmente non sono accolte da un management che non ragiona a favore della qualità del servizio ma agisce solo se c’è un tornaconto economico, vedi le colonnine semi vuote della ricarica per le auto elettriche, costate un patrimonio ma di fatto non utilizzate dai cittadini.
Acea prima della privatizzazione era consapevole di avere una rete elettrica fatiscente e investiva sul personale: in turno H24 per il Pronto Intervento elettrico nel 2000 aveva circa 180 tecnici per la sola rete Acea mentre oggi, che con l’acquisizione di parte della rete Enel gestiste tutta Roma e dintorni, il pronto intervento elettrico conta circa 70 persone, i superstiti alla rivoluzione voluta da Irace nel 2015 con il beneplacito della triplice che aveva addirittura cancellato il reparto.
Il Pronto Intervento è stato poi parzialmente salvato e restituito al servizio dei cittadini solo grazie alla tenacia e alla forte opposizione di USB, unico sindacato che oltre a sostenere il diritto dei cittadini ad avere un servizio elettrico degno di questo nome e degno della Capitale d’Italia, si muove a difesa dei diritti dei lavoratori Acea, denunciando con una lettera al Ministero del Lavoro le condizioni terribili in cui si presta servizio (nelle cabine si arriva alla temperatura di 60°!) e determinando l’apertura di un tavolo con la ministra Calderone avanzando proposte e criteri di maggior tutela riguardo la normativa relativa al rischio stress termico: non avendo ricevuto le necessarie rassicurazioni in tal senso, ha proceduto alla proclamazione dello stato di agitazione a livello nazionale per tutto il settore del lavoro privato, fornendo un pacchetto di 16 ore di sciopero a disposizione dei lavoratori e delle lavoratrici.
USB Lavoro Privato Roma