Altra multinazionale, altro licenziamento: Amazon caccia dal magazzino di Pomezia il delegato USB. Lunedì 26 alle 7,30 presidio per il reintegro

Roma -

Ennesima vicenda di un lavoratore licenziato da una multinazionale, questa volta Amazon, dopo un diverbio causato dalla sua sacrosanta richiesta di sanificazione dei mezzi.

Mentre in queste ore si lotta per il reintegro di Riccardo Cristello, licenziato da Arcelor Mittal per aver condiviso un post sui social, anche Claudio è stato licenziato da Amazon. Le motivazioni disciplinari addotte dalla multinazionale dell’E-Commerce  non sono altro che un pretesto: Claudio Ceccacci, infatti, è un delegato sindacale USB, che si è battuto contro l’accordo che Amazon ha proposto alle sigle confederali nei mesi scorsi, lasciando la CGIL per entrare in un sindacato che tutela realmente i suoi diritti.  Dal momento in cui Claudio è entrato nella nostra organizzazione sindacale si sono susseguite le minacce e i provvedimenti disciplinari, fino ad arrivare ad un licenziamento assurdo, cui si da come motivazione una normale discussione tra un delegato sindacale ed un dirigente d’azienda: questo accade perché USB è un sindacato scomodo per la parte padronale, perché lotta per i diritti dei lavoratori che le multinazionali come Amazon vogliono calpestare.

USB promuoverà iniziative per il reintegro di Claudio, unitamente a quelle per il reintegro di Riccardo, per dire basta con l’arroganza delle multinazionali che pensano di poter fare il bello ed il cattivo tempo, infischiandosene dei lavoratori. Questo a cominciare da un presidio ai magazzini Amazon di Pomezia, dove Claudio lavorava, lunedì 26 dalle 7:30 alle 11:00.

 

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