Appalti alla Camera dei deputati: si risparmia solo sui lavoratori

Licenziamenti, riduzioni di orari, cambi appalto al ribasso sono questi gli espedienti pensati e realizzati per far vedere che anche la politica può spendere di meno

Roma -

Cosa fa la politica per risparmiare e ridurre i costi? Si tagliano gli stipendi dei deputati e senatori? Uno solo equivale a un salario di un anno di un operaio, o si interviene sui lavoratori?

Fabiola Bravi, dirigente sindacale dell’ Unione sindacale di Base – Lavoro Privato- denuncia le gravi condizioni di chi lavora nei palazzi della politica:

 

“Licenziamenti, riduzioni di orari, cambi appalto al ribasso sono questi gli espedienti pensati e realizzati dalla Camera dei Deputati per far vedere che anche la politica può spendere di meno.

 

Con la strategia dei cambi appalto a ribasso si paga sempre di meno il lavoro e nei contratti di servizio la Camera non mette clausole che potrebbero salvaguardare il salario e le condizioni di lavoro acquisiti.

 

Qualche mese fa, infatti, è stato revocato all’azienda Milano 90 un appalto in cui lavoravano oltre 400 operai. I lavoratori hanno perso il lavoro per la scelta della Camera di revocare anticipatamente il contratto di servizio, sebbene lo stesso scadesse nel 2019, e solo una minima parte dei lavoratori è stata successivamente ricollocata in un altro appalto.

 

Il dato raccapricciante è che, oltre ai licenziamenti, la Camera sta permettendo alle società appaltatrici di sottoscrivere contratti di lavoro sulla soglia di povertà finanche per sole tre ore al giorno. Questo è il caso della Ati, vincitrice dell'appalto delle pulizie dei palazzi Camera, subentrata dai primi di ottobre di quest'anno che ha effettuato un taglio immediato delle ore di lavoro del 15%. Tradotto si lavora per 90 euro a settimana!

 

O come per la Cedat 85, altra azienda che gestisce prevalentemente la trascrizione degli atti parlamentari e la manutenzione degli impianti di condizionamento, subentrata dal 1 gennaio 2016. In barba alle leggi che sanciscono l'obbligatorietà dell'applicazione di un contratto nazionale negli appalti pubblici, è subentrata con un contratto aziendale, tra l'altro sottoscritto con una solo sigla sindacale minoritaria. Come se non bastasse, ha tagliato in maniera unilaterale la retribuzione annua dei lavoratori di 8.600 in meno e non paga ai lavoratori alcune indennità previste dal contratto aziendale.

 

Il paradosso è che questo accade all'interno delle istituzioni deputate ad emendare leggi che dovrebbero tutelare i diritti dei cittadini ed assicurare l'osservanza delle stesse. A questo, punto la domanda che sorge spontanea è: Se i nostri Onorevoli non si curano di ciò che avviene nella loro casa, come possono pensare di governare un'intera nazione?”

 

Emanuela Dei